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Chi sono:
- Simone Tosi
- Nato a gennaio del 1974 a Carpi, diplomato presso l’istituto G. Vallauri, si iscrive a Storia Contemporanea a Bologna. Ha svolto attività ricreative con l’Arciragazzi organizzando campi gioco e soggiorni estivi. Nel 1994 viene nominato segretario della Sinistra Giovanile, incarico che ricopre fino al 1997. Nel 2000 viene nominato responsabile organizzativo dei Ds, tre anni dopo viene eletto Segretario cittadino dei Democratici di Sinistra, carica che riveste fino alla fine del 2006. In Consiglio comunale ininterrottamente dal 1995 è stato capogruppo (anche nel consiglio delle Terre d'argine. Sposato con Valeria, ha un bambino, Giacomo, di tre anni. Nella Giunta Campedelli: Assessore con delega per le seguenti materie: Pianificazione Urbanistica – Edilizia Privata – Servizi Ambientali ed Energetici.
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giovedì 25 marzo 2010
Fassina: "Berlusconi, lasci stare i numeri di piazza San Giovanni, legga i numeri dell’Istat". Disoccupazione record e Treu denuncia: "mezzo milione di cassintegrati".
430.000 posti di lavoro persi in 12 mesi, la disoccupazione che sale all’8,6% nell’ultimo trimestre del 2009 con 2.300.000 persone in cerca di occupazione. C’è ancora chi dice che la crisi è passata? Per l’economia italiana è la più seria del dopoguerra e lo dice l’ISTAT non dei profeti di sventura. Tanto più che il PIL è al -5,1 %, il dato peggiore dal 1971 e in questi due anni, il governo Berlusconi ha dimostrato di non avere una politica economica.
Stefano Fassina, responsabile economia del Partito Democratico, è sferzante con il governo: “Caro presidente . Caro ministro Sacconi smetta di picconare i diritti costituzionali del lavoro e dica ai lavoratori, ai professionisti e agli imprenditori italiani perché non si fa la riforma degli ammortizzatori sociali. Dite perché non si fa politica industriale, perché non si sostengono gli investimenti dei Comuni e delle imprese. La crisi è globale, ma gli errori di politica economica sono nazionali. Un’altra politica economica è necessaria e possibile”.
E poteva anche andare peggio, se a frenare il crollo non ci fosse stato l'aumento degli stranieri che hanno assorbito il colpo per la nostra economia; secondo l'Istat, il risultato ha due facce: da un lato la riduzione della componente italiana, in calo di 527 mila unità, dall’altro l’aumento di quella straniera, pari a 147 mila individui.
Come se non bastasse alla crescita della disoccupazione si accompagna un incremento degli inattivi, pari al 1,7%, cresce cioè il numero di chi ha perso le speranze e ha smesso di cercare un lavoro in quanto convinto di non trovarlo.
E’ chiaro che senza avere l’idea di come uscire dalla crisi il tema dell'occupazione è stato tolto dall’agenda di governo, e nella campagna elettorale per le amministrative la destra non ne ha proprio parlato. Lo evidenzia Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo Pd al Senato: “La stranezza di questa campagna elettorale, è che non si discute dei problemi veri delle italiane e degli italiani: la disoccupazione, la crisi, le imprese che chiudono, la cassa integrazione che finisce, l'occupazione che cala”.
C’è una porzione sempre più consistente della società italiana che non sembra potersi più richiamare all’articolo 1 della Costituzione: Licenziano le imprese che la difficile congiuntura economica ha messo ai margini del mercato e costrette alla chiusura, licenziano quelle che per stare a galla stanno comunque ridimensionando la loro produzione e di conseguenza anche i posti di lavoro.
E i tagli stanno colpendo via via tutte le categorie: prima i più deboli sul mercato del lavoro, i salariati a tempo determinato, per il 27,9 % giovanili. Ora l'Istat ci racconta che la tempesta sta investendo pesantemente anche i lavoratori a tempo indeterminato. Colpendo proprio quelle regioni settentrionali dove storicamente sono più radicati gli impianti industriali e dove è più diffusa la piccola e media impresa, anche artigianale, che ha subito e subisce l'impatto più forte della recessione.
Ma la crescita della disoccupazione è come se non avvenisse sotto gli occhi di tutti, per colpa dei richiami all’ottimismo di Silvio Berlusconi e dei i suoi ministri che ogni giorno le tv pubbliche e private ripropongono come un mantra. Eppure costoro ci prendono in giro, raccontandoci che una tragedia sociale ed economica di queste dimensioni si può mettere al riparo con i 300 milioni di agevolazioni per l'acquisto di motorini, o elettrodomestici!
Come se non bastasse due ministri, il titolare del Lavoro Sacconi e quello dell'Economia Tremonti, ribattono che i dati non sono poi così negativi. Sacconi parte proprio da quel 7,8 di disoccupazione media, che risulta più basso dei valori medi dei Paesi dell'area euro e degli Stati Uniti, entrambi superiori al 9,4 per cento. Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sminuisce la gravità della situazione, pochi giorni fa da Bruxelles ha ribadito che i dati italiani “sono comunque i migliori” nell'ambito dell'Ue. A questo ragionamento assurdo, su chi è peggio di chi, segue la replica puntuale e circostanziata di molti esponenti del Partito Democratico.
“Non vorremmo sentire nuovamente le rassicurazioni del ministro Sacconi che tutte le volte ci spiega che il nostro tasso di disoccupazione è al di sotto della media europea” dice Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera commentando i dati Istat sull’occupazione. “Quello che il ministro dimentica sempre di dirci – prosegue - è che il dato più rilevante è costituito dal tasso di attività che si attesta al 57,5% con un calo dell’1,2% ed è tra i più bassi dell’Ue. Il governo anziché tingere artificialmente di rosa la situazione, a puro scopo elettorale, farebbe bene a dire la verità e a mettere in cantiere misure idonee per uscire dalla crisi: una politica industriale che guardi all’innovazione e individui i settori strategici; l’adozione di ammortizzatori sociali universali; il potenziamento del reddito delle famiglie per stimolare i consumi interni, come da tempo chiede il Pd con le sue proposte”. Che la situazione sia drammatica, prosegue Damiano, ce lo ricordano due dati: un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2009 e 160 tavoli di crisi aperti. “Che non siamo fuori dalla crisi lo sanno tutti, meno il Presidente del Consiglio. Credo che la politica minimalista di questo Governo, che aspetta che passi la nottata, ci porterà amare sorprese. Bisogna, a mio avviso, cambiare passo perché non solo cresce la disoccupazione, ma il 2010 e il 2011 purtroppo saranno due anni di licenziamenti collettivi e di licenziamenti individuali e silenziosi di chi non ha tutele sufficienti.
Credo allora che dobbiamo tenere insieme i tre problemi: la ripresa di un'iniziativa di politica industriale (non mi si dica che il futuro di questo Paese sarà dato da un po' di centrali nucleari o dal ponte di Messina!), il sostegno ai redditi e ammortizzatori sociali più estesi”.
Il senatore Tiziano Treu vicepresidente PD della Commissione lavoro evidenzia come il tasso di disoccupazione sia solo uno dei dati della grave situazione occupazionale, a cui vanno aggiunti il mezzo milione di cassintegrati, che rappresentano il 2% dei lavoratori e presto rimarranno senza cig, e i cosiddetti inattivi, tanto scoraggiati da non essere neppure considerati nelle rilevazioni. Il tasso di inattività è al 37,9% e colloca l'Italia al 25° posto in Europa. Treu tra gli indicatori negativi che Sacconi finge di non vedere cita anche “la disoccupazione nel Mezzogiorno, quella giovanile al 23,5% e il tasso di occupazione che è bassissimo, al 57,5% e porta anche in questo caso, l'Italia al 25° posto in Europa. Questo significa che l'Italia usa solo poco più della metà del suo capitale umano. Se il governo intende continuare così, senza una strategia seria per l'occupazione, senza un reale investimento sulla piccola e media impresa e senza prevedere un'organica riforma degli ammortizzatori sociali, non solo non ci sarà più alcuna consolazione possibile ma - conclude Treu - l'economia italiana non
si aggancerà alla ripresa quando questa comincerà in qualche parte del mondo".
“I dati dell’Istat sul commercio sono preoccupanti e testimoniano che il 2009, per molte famiglie, è stato un anno di emergenza economica che li ha costrette a tagliare addirittura la spesa per gli alimenti”. Lo dichiara Donata Lenzi della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“A questa situazione grave – prosegue Lenzi - il governo ha risposto in modo assolutamente inefficace e inadeguato. L’unico intervento a sostegno del reddito delle famiglie è stata la social card che ha fatto arrivare, nel 2009, solo 40 euro al mese in 450mila famiglie. È evidente a tutti la sua inefficacia. Manca completamente un intervento per la riduzione della pressione fiscale che, con il governo Berlusconi, è tornata a crescere. Non sono più rinviabili, dunque, interventi a favore delle famiglie, dei pensionati e dei lavoratori”.
Il Senatore del Pd Ignazio Marino, analizzando gli allarmanti dati Istat, esorta sulla situazione sociale del Paese, sempre più in difficoltà. “Più di tre milioni di lavoratori con contratti atipici, famiglie che non riescono a pagare le bollette e a volte nemmeno a comprare la carne. Nono sono solo numeri o statistiche, sono persone in carne ed ossa che non sanno più come andare avanti". "Per aiutare veramente i settori in crisi dovremmo promuovere innanzitutto un modello economico e sociale che metta al centro la persona. Due misure sono urgenti: primo introdurre la flexsecurity, ovvero sostenere e dare più garanzie ai giovani lavoratori, conciliando la flessibilità occupazionale richiesta dalle imprese con le sicurezze sociali che spettano ai lavoratori. Il secondo punto riguarda l'accesso al credito: le banche devono fare la loro parte e contribuire a sostenere le piccole e medie imprese in difficoltà. “Il Governo smetta di sbandierare ottimismo propagandistico e si decida sul serio e al più presto ad avviare le riforme, che siano nell'interesse dei cittadini. Anche perché le cose fatte fino ad oggi sono purtroppo note: risorse sottratte al Fas e agli enti locali, megacondono per gli evasori con lo scudo fiscale, tanti soldi per Alitalia, 20 miliardi di euro di Iva persi, aumento di 12 miliardi della spesa per la Pubblica amministrazione, tagli di 8 miliardi in tre anni per le scuole e di nove miliardi di investimenti per il 2010, scelta assurda in un momento di piena recessione.
Dunque, si tratta di una sfida in cui è in gioco il futuro prossimo del paese. Una sfida che dovrebbe essere la principale preoccupazione del governo in carica. Che viceversa si occupa e preoccupa soltanto di intercettazioni telefoniche e di presidenzialismo. È palese orma un atteggiamento insolente, oltre che irresponsabile, in questa negligenza del governo verso i problemi vitali di tanti italiani senza lavoro.
Stefano Fassina, responsabile economia del Partito Democratico, è sferzante con il governo: “Caro presidente . Caro ministro Sacconi smetta di picconare i diritti costituzionali del lavoro e dica ai lavoratori, ai professionisti e agli imprenditori italiani perché non si fa la riforma degli ammortizzatori sociali. Dite perché non si fa politica industriale, perché non si sostengono gli investimenti dei Comuni e delle imprese. La crisi è globale, ma gli errori di politica economica sono nazionali. Un’altra politica economica è necessaria e possibile”.
E poteva anche andare peggio, se a frenare il crollo non ci fosse stato l'aumento degli stranieri che hanno assorbito il colpo per la nostra economia; secondo l'Istat, il risultato ha due facce: da un lato la riduzione della componente italiana, in calo di 527 mila unità, dall’altro l’aumento di quella straniera, pari a 147 mila individui.
Come se non bastasse alla crescita della disoccupazione si accompagna un incremento degli inattivi, pari al 1,7%, cresce cioè il numero di chi ha perso le speranze e ha smesso di cercare un lavoro in quanto convinto di non trovarlo.
E’ chiaro che senza avere l’idea di come uscire dalla crisi il tema dell'occupazione è stato tolto dall’agenda di governo, e nella campagna elettorale per le amministrative la destra non ne ha proprio parlato. Lo evidenzia Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo Pd al Senato: “La stranezza di questa campagna elettorale, è che non si discute dei problemi veri delle italiane e degli italiani: la disoccupazione, la crisi, le imprese che chiudono, la cassa integrazione che finisce, l'occupazione che cala”.
C’è una porzione sempre più consistente della società italiana che non sembra potersi più richiamare all’articolo 1 della Costituzione: Licenziano le imprese che la difficile congiuntura economica ha messo ai margini del mercato e costrette alla chiusura, licenziano quelle che per stare a galla stanno comunque ridimensionando la loro produzione e di conseguenza anche i posti di lavoro.
E i tagli stanno colpendo via via tutte le categorie: prima i più deboli sul mercato del lavoro, i salariati a tempo determinato, per il 27,9 % giovanili. Ora l'Istat ci racconta che la tempesta sta investendo pesantemente anche i lavoratori a tempo indeterminato. Colpendo proprio quelle regioni settentrionali dove storicamente sono più radicati gli impianti industriali e dove è più diffusa la piccola e media impresa, anche artigianale, che ha subito e subisce l'impatto più forte della recessione.
Ma la crescita della disoccupazione è come se non avvenisse sotto gli occhi di tutti, per colpa dei richiami all’ottimismo di Silvio Berlusconi e dei i suoi ministri che ogni giorno le tv pubbliche e private ripropongono come un mantra. Eppure costoro ci prendono in giro, raccontandoci che una tragedia sociale ed economica di queste dimensioni si può mettere al riparo con i 300 milioni di agevolazioni per l'acquisto di motorini, o elettrodomestici!
Come se non bastasse due ministri, il titolare del Lavoro Sacconi e quello dell'Economia Tremonti, ribattono che i dati non sono poi così negativi. Sacconi parte proprio da quel 7,8 di disoccupazione media, che risulta più basso dei valori medi dei Paesi dell'area euro e degli Stati Uniti, entrambi superiori al 9,4 per cento. Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sminuisce la gravità della situazione, pochi giorni fa da Bruxelles ha ribadito che i dati italiani “sono comunque i migliori” nell'ambito dell'Ue. A questo ragionamento assurdo, su chi è peggio di chi, segue la replica puntuale e circostanziata di molti esponenti del Partito Democratico.
“Non vorremmo sentire nuovamente le rassicurazioni del ministro Sacconi che tutte le volte ci spiega che il nostro tasso di disoccupazione è al di sotto della media europea” dice Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera commentando i dati Istat sull’occupazione. “Quello che il ministro dimentica sempre di dirci – prosegue - è che il dato più rilevante è costituito dal tasso di attività che si attesta al 57,5% con un calo dell’1,2% ed è tra i più bassi dell’Ue. Il governo anziché tingere artificialmente di rosa la situazione, a puro scopo elettorale, farebbe bene a dire la verità e a mettere in cantiere misure idonee per uscire dalla crisi: una politica industriale che guardi all’innovazione e individui i settori strategici; l’adozione di ammortizzatori sociali universali; il potenziamento del reddito delle famiglie per stimolare i consumi interni, come da tempo chiede il Pd con le sue proposte”. Che la situazione sia drammatica, prosegue Damiano, ce lo ricordano due dati: un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2009 e 160 tavoli di crisi aperti. “Che non siamo fuori dalla crisi lo sanno tutti, meno il Presidente del Consiglio. Credo che la politica minimalista di questo Governo, che aspetta che passi la nottata, ci porterà amare sorprese. Bisogna, a mio avviso, cambiare passo perché non solo cresce la disoccupazione, ma il 2010 e il 2011 purtroppo saranno due anni di licenziamenti collettivi e di licenziamenti individuali e silenziosi di chi non ha tutele sufficienti.
Credo allora che dobbiamo tenere insieme i tre problemi: la ripresa di un'iniziativa di politica industriale (non mi si dica che il futuro di questo Paese sarà dato da un po' di centrali nucleari o dal ponte di Messina!), il sostegno ai redditi e ammortizzatori sociali più estesi”.
Il senatore Tiziano Treu vicepresidente PD della Commissione lavoro evidenzia come il tasso di disoccupazione sia solo uno dei dati della grave situazione occupazionale, a cui vanno aggiunti il mezzo milione di cassintegrati, che rappresentano il 2% dei lavoratori e presto rimarranno senza cig, e i cosiddetti inattivi, tanto scoraggiati da non essere neppure considerati nelle rilevazioni. Il tasso di inattività è al 37,9% e colloca l'Italia al 25° posto in Europa. Treu tra gli indicatori negativi che Sacconi finge di non vedere cita anche “la disoccupazione nel Mezzogiorno, quella giovanile al 23,5% e il tasso di occupazione che è bassissimo, al 57,5% e porta anche in questo caso, l'Italia al 25° posto in Europa. Questo significa che l'Italia usa solo poco più della metà del suo capitale umano. Se il governo intende continuare così, senza una strategia seria per l'occupazione, senza un reale investimento sulla piccola e media impresa e senza prevedere un'organica riforma degli ammortizzatori sociali, non solo non ci sarà più alcuna consolazione possibile ma - conclude Treu - l'economia italiana non
si aggancerà alla ripresa quando questa comincerà in qualche parte del mondo".
“I dati dell’Istat sul commercio sono preoccupanti e testimoniano che il 2009, per molte famiglie, è stato un anno di emergenza economica che li ha costrette a tagliare addirittura la spesa per gli alimenti”. Lo dichiara Donata Lenzi della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“A questa situazione grave – prosegue Lenzi - il governo ha risposto in modo assolutamente inefficace e inadeguato. L’unico intervento a sostegno del reddito delle famiglie è stata la social card che ha fatto arrivare, nel 2009, solo 40 euro al mese in 450mila famiglie. È evidente a tutti la sua inefficacia. Manca completamente un intervento per la riduzione della pressione fiscale che, con il governo Berlusconi, è tornata a crescere. Non sono più rinviabili, dunque, interventi a favore delle famiglie, dei pensionati e dei lavoratori”.
Il Senatore del Pd Ignazio Marino, analizzando gli allarmanti dati Istat, esorta sulla situazione sociale del Paese, sempre più in difficoltà. “Più di tre milioni di lavoratori con contratti atipici, famiglie che non riescono a pagare le bollette e a volte nemmeno a comprare la carne. Nono sono solo numeri o statistiche, sono persone in carne ed ossa che non sanno più come andare avanti". "Per aiutare veramente i settori in crisi dovremmo promuovere innanzitutto un modello economico e sociale che metta al centro la persona. Due misure sono urgenti: primo introdurre la flexsecurity, ovvero sostenere e dare più garanzie ai giovani lavoratori, conciliando la flessibilità occupazionale richiesta dalle imprese con le sicurezze sociali che spettano ai lavoratori. Il secondo punto riguarda l'accesso al credito: le banche devono fare la loro parte e contribuire a sostenere le piccole e medie imprese in difficoltà. “Il Governo smetta di sbandierare ottimismo propagandistico e si decida sul serio e al più presto ad avviare le riforme, che siano nell'interesse dei cittadini. Anche perché le cose fatte fino ad oggi sono purtroppo note: risorse sottratte al Fas e agli enti locali, megacondono per gli evasori con lo scudo fiscale, tanti soldi per Alitalia, 20 miliardi di euro di Iva persi, aumento di 12 miliardi della spesa per la Pubblica amministrazione, tagli di 8 miliardi in tre anni per le scuole e di nove miliardi di investimenti per il 2010, scelta assurda in un momento di piena recessione.
Dunque, si tratta di una sfida in cui è in gioco il futuro prossimo del paese. Una sfida che dovrebbe essere la principale preoccupazione del governo in carica. Che viceversa si occupa e preoccupa soltanto di intercettazioni telefoniche e di presidenzialismo. È palese orma un atteggiamento insolente, oltre che irresponsabile, in questa negligenza del governo verso i problemi vitali di tanti italiani senza lavoro.
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